Noi crediamo che l’accoglienza e la condivisione siano l’unica modalità di un rapporto umano vero. Non basta parlare della sofferenza, bisogna con umiltà e rispetto condividerla, ben sapendo che il dolore più grande non è la malattia ma la solitudine, per questo pensiamo che l’esperienza può essere mitigata da una presenza che sappia abbracciare l’umano.

Ciò che sostiene la vita non è l’assenza del dolore, (non possiamo toglierlo nemmeno ai nostri figli) ma la presenza di un significato. Questo abbiamo voluto sintetizzarlo col titolo del nostro progetto ospedaliero che è “Un sorriso per condividere il senso della vita”.

Noi non salviamo nessuno, ma la nostra presenza nei luoghi di sofferenza è un tentativo di rendere la realtà più accogliente per l’uomo stesso.

Per noi questo servizio è la conseguenza di un’amicizia carica di gratitudine, che nasce dall’incontro cristiano che fin da subito ha affascinato e coinvolto persone con una umanità e una sensibilità profonda, diversi per estrazione sociale, culturale e di credo, ma con lo stesso desiderio nel cuore,  di giocarsi in prima persona, con umiltà ma anche con decisione per riaffermare che la vita è comunque buona e degna di essere vissuta in ogni circostanza.